San Martino
Il
disegno
San Martino nella valle che ne ha preso il nome,
la nuova Chiesa Parrocchiale a lui dedicata, il castello di Rossino
che la domina e la chiesa del Monastero dei servi di Maria del
Lavello.
L'albero che sovrasta la composizione ribadisce
il concetto, negato dall'eresia ariana, dell'unità e trinità di
Dio.
San Martino (il volto di mio figlio) ha otto riccioli
evidenti nei capelli e la cintura dorata. Otto è il simbolo
matematico dell'infinito; l'infinito è Dio; Dio è l'unico,
l'Uno.
Uno, l'arcano maggiore, simbolo dell'“Iniziato” e della “luce” indicata
dalla cintura dorata che circonda San Martino, la cui qualità è anche
figurata nella capigliatura in forma appunto di otto riccoli, segno
matematico dell'infinito. San Martino è dunque l'“Iniziato
della luce” della verità di Dio che sconfiggerà l'eresia
ariana.
Il cavallo bianco: è utile ricordare che
già presso i Greci il cavallo era un animale simbolico,
l'emblema di vittoria, e, quando era bianco, del sole. Il colore
bianco, nella simbologia religiosa, rappresenta colui che è;
la Verità Assoluta. San Martino che combatté vittoriosamente
l'eresia araiana, cavalca un cavallo bianco simbolo della “vittoria
della verità di Dio”. In quasi tutte le rappresentazioni
del Santo, Martino è in sella ad un cavallo bianco.
Nella composizione sono raffigurati quattro personaggi,
due maggiori e due minori. I due maggiori rappresentano quello
che nella simbologia del mondo divino corrisponde alla “Cosicenza
dell’essere assoluto”, capace di abbracciare i tre
termini di ogni manifestazione: presente, passato e futuro.
I due personaggi minori rappresentano quello che nel mondo intellettuale
diventa binario a significare la percezione delle cose visibili
e delle cose invisibili, cioé la scienza umana. La quale
scienza si evolve e si eleva a Dio con la fede (rappresenta ancora
dall’albero che sta sopra le due figure e che ripete il concetto
di Unità e Trinità) e “dentro”, “attraverso” la
Chiesa Cattolica che qui è rappresentata con la chiesa del
Lavello.
Tutti i personaggi assieme riportano al significato simbolico del
numero quattro: l’Onnipotenza Divina che si manifesta attraverso
la sua stessa attività nella realizzazione in quanto Verbo.
È allora il simbolo dell’Ordine, della Legge, della Regola.
Il quattro, secondo numero che si inscrive in una figura geometrica,
forma il quadrato, doppia immagine di costruzione e di protezione,
che chiude ma ripara come le prime fortezze delle città ariane,
o come le corti medioevali fortificate.
Da qui il gioco di parole: Calolzio (la Chiesa) e Corte (la corte
medioevale) cioè Calolziocorte.
Il colore rosso del mantello simboleggia il fuoco
e l’amore divino che tutto avvolge. L’arte cristiana,
istruita sul valore simbolico dei colori, fino al XVI sec., rivestì Nostro
Signore con un mantello rosso, sia negli affreschi che nelle
pitture che nella valle vetrate delle chiese. Lo scarlatto (rosso
e giallo con dominante rossa) fonde in sè i simboli dei
colori da cui è formato, rappresentando l’Amore
Spirituale e l’Amore del Verbo Divino. Si addice quindi
alle vesti dei Santi (la giubba di San Martino).
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San Martino nella sua valle
Intarsio mm 1667x767
1996
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