San Giorgio e il drago

Intarsio mm 604x1530

L'intarsio è tratto dal "telero" del Carpaccio alla Scuola di S. Giorgio degli Schiavoni a Venezia (1505-1507 circa). Su un terreno desolato, disseminato dei resti dei giovani offerti al drago dagli abitanti di Selene, avviene lo scontro tra S. Giorgio e il mostro, mentre la figlia del re Aia, vittima designata, assiste raccolta in preghiera. Questo è ciò che la tela racconta.

Interpretando liberamente: la lotta è sempre quella fra il Bene e il Male. Il drago alato rappresenta il Male, o meglio, le ali gli danno il significato di "spirito", qualificandolo ad essenza del Male, che è causa dei fatti più estremi e perniciosi sulla Terra. Sia per l'uomo: i cadaveri a pezzi, quindi la guerra, la fame, la morte violenta, ecc.; sia per il regno animale: teschi e scheletri di animali; sia per il regno vegetale: i tronchi d'albero spezzati. Il Male cioè, contro tutte le forme di vita, anche nel mare, qui rappresentato dalle conchiglie. Lo spirito del Male è stato combattuto nel passato, lo si deve combattere nel presente e lo si combatterà nel futuro. Il passato è in quell'insieme di teschi e ossa raggruppati sotto la città e quasi coperti da una specie di pietra tombale: il nostro passato, i nostri avi al cimitero. Il presente è rappresentato dalla città, dove è la vita quotidiana, e dalla scena che si sta svolgendo adesso, anche nei nostri luoghi: la Velletta di S. Gerolamo e la Rocca sopra Somasca. Il futuro è nelle navi, che escono dal porto e vanno verso l'orizzonte.
Se lo spirito del Bene vince quello del Male, l'Umanità, rappresentata qui dalla principessa, verrà liberata dai mali che la perseguitano. Il drago ha le ali perché "spirito del Male", la figura di S. Giorgio a cavallo è lo "spirito del Bene". Lo spirito non ha corpo ed è questo che S. Giorgio è l'unica immagine della composizione che non proietta la propria ombra.

Eseguito con legni diversi di mm 4.00 di spessore, tagliati a traforo e bruniti con sabbia rovente dove necessario. In questo lavoro ho cercato di evitare il più possibile la bruciatura a sabbia, cercando di sfruttare al massimo le venature e i chiaroscuri dei legni. Levigato e incerato senza stuccatura.